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Le teorie di taglio materialista sul funzionamento e le modalità dell'esperienza sembrano inesorabilmente destinate a trascurare la componente essenziale della coscienza, elemento per definizione mobile, originario, inafferrabile e irriducibile, che tuttavia caratterizza e delinea il nostro mondo percettivo, guida l'esperienza e la rende ciò che è. Ciò che noi vediamo, capiamo, viviamo, non è mai svincolato dalla peculiare percezione "coscientizzata" che ci isola nella nostra specificità di individui e di esseri umani. Così per tutti, pipistrelli compresi. Picco allora che a partire da una domanda semplice e apparentemente ingenua si spalanca tutto un ampio panorama di grandi questioni filosofiche, che in un irresistibile crescendo conducono il pensatore dal problema del rapporto soggetto-mondo e mente-corpo a un'interrogazione sulle possibilità e i limiti della scienza e di una conoscenza oggettiva in generale, fino alla prospettiva di un linguaggio a venire che permetta di aprire un varco tra i tanti vicoli ciechi in cui sembriamo destinati ad arenarci.